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Sturnillë di mietituraIl canto di lavoro agricolo a Colledoro
Domenica Russi, 28 maggio 2010
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Domenica Russi intona stornelli sull’organetto di Giovanni Cotogno.
Foto di Gianfranco Spitilli,
Colledoro (TE), 17 marzo 2007,
Archivio Centro Studi Don Nicola Jobbi/Bambun.Canto e organettoSturnillë di mietitura -
Domenica Russi, Angela Domenica De Dominicis, Pietro di Gabriele e Angelo De Dominicis intonano un canto.
Foto di Gianfranco Spitilli, Colledoro (TE), 26 aprile 2007,
Archivio Centro Studi Don Nicola Jobbi/Bambun.Un canto collettivoSturnillë di mietitura -
Coppia di buoi aratori di Umberto Frattaroli al lavoro.
Archivio famiglia Frattaroli-Russi,
Colledoro (TE), Teramo, anni Settanta del Novecento.Buoi aratoriSturnillë di mietitura -
Domenica Russi e Angelo De Dominicis durante l’esecuzione di una stornellata.
Foto di Gianfranco Spitilli,
Colledoro (TE), 2 maggio 2007,
Archivio Centro Studi Don Nicola Jobbi/Bambun.Domenica e AngeloSturnillë di mietitura -
La squadra di lavoro di Domenica Russi (quarta da sinistra) nelle campagne di Colledoro.
Archivio famiglia Frattaroli-Russi,
Colledoro (TE), Teramo, anni Cinquanta del Novecento.ContadineSturnillë di mietitura
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Domenica e gli stornelli
Colledoro (TE), 3 dicembre 2010.
Riprese di Fabrice Bernissan,
Archivio Centro Studi Don Nicola Jobbi/Bambun.
Trasmissione e salvaguardia
Da alcuni decenni ormai la mietitura è meccanizzata. Dice Angelo De Dominicis che “una volta ci si faceva delle belle strufette tra Befaro e Colledoro, tra quelli che mietevano. Oggi è il rombo del motore. Il trattore, il mietitrebbia, canta quello. Quando si lavora quello canta sempre.” È il repertorio di canto antico caduto dall’uso ma progressivamente ricomposto e ricordato attraverso un’attività di ricerca che ne ha rinnovato la pratica, condotta in paese a partire dal 2007.
La naturale propensione musicale della comunità di Colledoro ha dato vita nel 2007 a un progetto partecipato, interamente finanziato e promosso dalla comunità e dal locale Circolo Ricreativo, che hanno sentito insieme la necessità di dedicare al paese e al suo patrimonio “sonoro” un approfondito lavoro di riflessione rivolto alle vecchie e alle nuove generazioni, nel tentativo di ricostruire un bagaglio di conoscenze ancora vivo ma relegato nella memoria individuale e nell’ambito strettamente domestico. Da questo incontro tra presente e passato è nato un disco intitolato “Colledoro. Discendenze di canti e sonate”: un lavoro fortemente condiviso tra i ricercatori (Marco Magistrali e Gianfranco Spitilli) e i membri della comunità.
Oggi il paese continua nella sua attività di riscoperta, centrata in particolare sui repertori per l’organetto e il canto di squadre di suonatori che si muovono prevalentemente in contesti pubblici e festivi. Il canto legato al lavoro agricolo, sebbene riportato alla luce e a una circolazione inter-familiare, resta confinato nel ricordo di pochi anziani e non è praticato se non in un ambito strettamente domestico e in circostanze eccezionali dai cantori di allora.
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